"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

mercoledì 10 giugno 2015

Lettera aperta a CIWF - Compassion in World Farming

La seguente lettera segue il dibattito avvenuto il giorno 8 giugno a Milano, in occasione dell'iniziativa di Compassion in World Farming su  "Farmageddon, apocalissi nel piatto".


Gentile signora Pisapia,

visto che durante il suo intervento dell'8 giugno lei ha negato che elargire premi significasse fare pubblicità alle aziende premiate, sostanzialmente sminuendo la relazione che c’è tra voi, i consumatori attenti e l’industria di sfruttamento animale, segnaliamo che questa è una frase che compare nel vostro sito per la promozione dei premi: “Promuovere il Premio ricevuto aiuta a celebrare il successo dell’azienda e rafforzare i valori associati al vostro marchio”.



Inoltre, visto che ieri ha negato che qualche premio di sorta fosse mai stato assegnato da CIWF alla CocaCola, vorremmo che controllasse questo link:




Vorremmo anche dirle che, qualora le servisse un elenco completo delle insostenibili realtà industriali a cui CIWF fa pubblicità, glielo possiamo compilare e mandare al più presto. L'elenco, per sua informazione, comprenderebbe, oltre che Amadori, McDonald's e CocaCola, anche Burger King e molte altre industrie di morte per gli animali e avvelenamento del pianeta (vogliamo parlare della Unilever?)



Vista la sua totale disinformazione sui premi che la sua associazione conferisce, ora possiamo comprendere come mai lei non si renda effettivamente conto di quali ignobili realtà economiche supporta l'associazione per la quale lavora. Magari neanche il Direttore Philip Lymbery ne è a conoscenza. Se lo fosse non potrebbe accusare le multinazionali di devastazione e contemporaneamente ripulirne l’immagine con il conferimento di premi.

"Attraverso i propri Premi Benessere Animale, CIWF offre un riconoscimento ad aziende e multinazionali del settore alimentare europeo che, tramite le loro politiche di produzione e approvvigionamento, hanno un impatto positivo sul benessere degli animali da allevamento".





Questi premi, che pensiamo farebbero orrore a Peter Roberts (infatti ci par di capire che siano una trovata postuma alla sua morte) sono il vero problema che rende CIWF un'associazione non credibile e per nulla animalista. Quando, riferendovi agli animalisti, sostenete che abbiamo lo stesso scopo (noi di eliminare l’allevamento, voi di far sì che gli animali stiano un po’ meno peggio di come stanno) crediamo vi sbagliate di grosso. Nessuno che abbia a cuore la dignità degli animali potrebbe mai conferire alcunché ad Amadori, McDonald’s o Burger King, pena perdere immediatamente la sua credibilità o buona fede.



Purtroppo alcuni animalisti, che vedono nei vostri progetti una via per alleviare almeno in parte le sofferenze animali, non capiscono che insistendo con l’antropocentrismo, il welfarismo ambiguo e piccoli miglioramenti senza prendere le distanze da un sistema economico e culturale indifendibile (causa prima e unica del tracollo generale) stanno solo collaborando a che tutto resti tale e quale è ora.



Lavorare per denunciare le terribili condizioni del pianeta (purtroppo senza mai mettere in discussione il sistema economico dell'occidente), proporre soluzioni che spingano verso l'abbandono degli allevamenti intensivi e contemporaneamente distribuire riconoscimenti a multinazionali che sono tra le cause principali dei danni che si vorrebbe arginare, è una strategia veramente difficile da comprendere. Anzi, impossibile.





Saluti


Progetto BioViolenza