"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

martedì 14 novembre 2017

FICO: il macello non si vede


Segnaliamo un interessante resoconto di Davide Turrini, apparso su Il Fatto Quotidiano, relativo al parco agroalimentare FICO (Eataly). Come si può vedere, la kermesse di Farinetti è, tra le altre cose, un inno alla carne "felice" e allo sfruttamento animale.

"C’è da dire che la tristezza che mettono quei poveri maialini tutti colorati che mangiucchiano bacche dietro le sbarre di una gabbia e ti vengono ad annusare la mano, è unica. Sono animali da esposizione. Ce ne saranno una trentina. Uno per specie. Le mucche vivranno sempre lì, i maiali una volta grandi verranno sostituiti come per magia da quelli più piccoli e presentabili. Sarà il ciclo della vita, la tradizione, il rapporto uomo animale dalla notte dei tempi, ma la pena nel vederli assieme a cavalli, ciuchini e caprette è pari solo a quella provata di fronte ai rassegnati animali da circo costretti con la forza a compiere azioni inconsulte per i voleri del domatore".

FICO, il parco agroalimentare più grande del mondo? Tutto un “senta la lasagnina” e “assaggi il vinellino”

Alla prima impressione sembra una fiera campionaria con tutti i suoi stand. Quelle fiere dove ti vendono l’aspirapolvere o c’è il tizio col microfono alla Ambra che fa le prove del pelapatate. Del resto a FICO più che osservare come un maiale diventa prosciutto (a proposito il macello non si vede, e non si vedono nemmeno i macellai con i grembiuli chiazzati di sangue), il prosciutto si vende a quintali


Continua sul sito de Il Fatto Quotidiano

lunedì 6 novembre 2017

Don't be sheepish!

Dont' be sheepish!


"Ogni anno gli studenti di veterinaria, all'università di Sidney, posano nudi con degli animali. Lo scopo è creare un calendario per raccogliere fondi e fare beneficienza. Quest'anno il ricavato sarà devoluto alla lotta contro la “malattia mentale nelle campagne” e alcune delle fotografie le possiamo apprezzare a questo link.
Come dice il titolo dell'articolo, gli studenti non sono stati "sheepish", timidi come pecore, ma "cheeky" ovvero buffi e irriverenti. Le pecore invece non hanno potuto scegliere come comportarsi, come si deduce dalla fotografia in cui i loro corpi, violentemente immobilizzati durante la tosatura, sono usati per coprire il pube degli studenti in posa. Come afferma una delle organizzatrici, "cercavano di divincolarsi e non volevano star ferme, per cui abbiamo dovuto lavorare sodo con loro". Sono oltre settanta milioni le pecore allevate in Australia: quelle che non sono macellate in patria, sono esportate per nave in altre parti del mondo, per essere trasformate in cibo (sulla tratta degli animali per mare si veda il blog resistenzanimale). Ma le pecore non sono le uniche a comparire in questo godurioso quadretto agreste: in una sorta di bosco edenico, allo splendore dei corpi nudi degli studenti si affianca la perfezione di vari animali "di razza", come da perfetta tradizione zootecnica: scodinzolanti cani dalmata, cavalli con le redini e il morso, grassi e ridenti maiali... Detto per inciso, anche i corpi degli studenti sono razzialmente selezionati per rappresentare la società e l'accademia australiana, a cui per esempio non possono avere accesso gli immigrati senza soldi dall'Asia, per non guastare l'immagine (e le casse) di un Paese a egemonia bianca.