"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

mercoledì 12 ottobre 2016

Contestatori o supporter dello sfruttamento "etico"?


Contestatori o supporter dello sfruttamento "etico"?




Ci chiediamo per l'ennesima volta come sia possibile che degli animalisti (o presunti tali) possano aver partecipato ad una iniziativa promossa a quattro mani dalla Facoltà di Veterinaria di Milano (precisamente un Dipartimento di produzione animale!) e Minding Animals (associazione internazionale che si occupa di Animal Studies) nella speranza di influenzare positivamente i futuri addetti alla detenzione, proliferazione, crescita e morte degli animali "da reddito" (qui il link del programma del corso).

Se anche possiamo essere d'accordo che un allevamento biologico sia meglio di uno intensivo, ci chiediamo se sia questo ciò che speriamo e vogliamo per gli animali. Sono forse le "fattorie felici" che scardineranno il paradigma antropocentrico? È attraverso questa nuova modalità (peraltro assolutamente impossibile da sviluppare per il largo consumo) che vogliamo indicare una direzione? Pensiamo sia possibile che studenti di veterinaria (interessati ad approfondire proprio questo tema) cambino mestiere perché ascoltano qualcuno che gli dice che gli animali non devono essere uccisi? Possiamo renderci complici di questo sofisticato modo (il bio, la sostenibilità, il benessere animale) di acquietare le coscienze di consumatori e addetti ai lavori? Come possiamo collaborare con gli "addetti ai lavori"? Pensiamo che allevatori e veterinari siano così ingenui da non essersi mai incrociati con un pensiero altro e che aspettino le nostre conferenzine per andare in crisi?


Crediamo che "sporcarsi le mani" possa essere una modalità accettabile se sussistono margini reali di manovra e se si tratta di affrontare problemi specifici, puntiformi. Anche confrontarsi pubblicamente con gli avversari può essere utile per tenere vivo il dibattito pubblico, ma ciò deve essere fatto con alcune intelligenti precauzioni, altrimenti si rischia di vedere ciò che si vede troppo spesso: che i media e la cultura dominante ridicolizzano o utilizzano gli animalisti per screditare la questione animale. Inoltre, un conto è essere invitati ad un confronto per rappresentare una posizione dissidente (e anche qui bisogna stare bene attenti al come, quando, perché), un altro è collaborare per organizzare insieme agli sfruttatori un evento che serve a indirizzare lo sguardo verso un'ipocrita terza via che accontenta solo la controparte.



Le foto della visita pubblicate sull'evento ufficiale della Summer School

Crediamo che le responsabilità di chi ha accettato di collaborare alla Summer School siano inscusabili nonostante le buone intenzioni degli animalisti partecipanti e indipendentemente da quel che è stato detto durante il corso. Corso che quest'anno si concludeva con la visita ad una fattoria "sostenibile" dove le mucche giocano a palla con allevatori sorridenti e pascolano serene così da far sembrare meno crudele il loro sfruttamento e più dolce la loro morte. Vi invitiamo a visitare il sito del luogo che ha ospitato gli iscritti alla Summer School, luogo che gronda ipocrisia in ogni singola parola che utilizza per presentare la sua attività e che già nel banner della pagina (sessista oltre che indecentemente offensivo per gli animali) suscita un conato di vomito in ogni persona che sa cosa significa lo sfruttamento animale: www.bordonafarm.it.  

Non sappiamo più con quali parole continuare a dirlo: il movimento animalista avrebbe il potere di  decidere come impostare il dibattito sulla questione animale, potrebbe avere molta forza conflittuale, potrebbe obbligare a cambiamenti politici se avesse idee più chiare sulle strategie e le tattiche e non lasciare la palla sempre nelle mani degli avversari. Rinunciare ad una richiesta chiara e precisa (ancor prima di averci tentato) è come ammettere che l'antispecismo sia un’idea perdente se rifiuta i compromessi, se non accetta di diluire le richieste, se non va a fare ridicolo proselitismo tra i futuri sfruttatori per renderli un po' meno crudeli e un po' più tranquilli di star facendo la cosa giusta.

Vi invitiamo a visitare il sito della Felice Fattoria che ha ospitato la Summer School. Che cosa esiste di più raccapricciante di un'industria di morte che ridipinge i muri per far sembrare un po' meno oscena la sua attività? Come si può collaborare per organizzarci una piacevole visita didattica (a mo' di dimostrazione pratica di quanto elaborato nel corso)?

Chi ha a cuore gli animali vorrebbe delle risposte concrete dagli animalisti che hanno dato la loro disponibilità per collaborare ad un progetto così ambiguo e difficilmente giustificabile. Sarebbe importante che venissero forniti dei buoni motivi per eventualmente comprendere il ruolo degli antispecisti in quel contesto e capire se situazioni simili possano avere senso per la liberazione animale. Sarebbe fondamentale sapere cosa si spera di cambiare, come si crede di contribuire alla causa e capire perché si dovrebbe continuare a percepire questi animalisti "dalla parte degli animali" e non, come per esempio CIWF, come la "faccia buona" dello sfruttamento animale.


BioViolenza
www.bioviolenza.blogspot.it