"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

lunedì 16 giugno 2014

"Lo Scuoiatore": un nome, un programma e una promessa.



Nel percorso al contrario con cui si cerca di rendere invisibili  gli animali incontriamo anche l’architetto De Lucchi. La macelleria cheha progettato e che verrà inaugurata a Parigi si chiama L’ Ecorcheur, lo Scuoiatore.

Un nome, un programma e una promessa.

La macelleria in questione sarà una vera e propria installazione.  Farà parte di una serie di iniziative economiche ridisegnate secondo un’ottica dedicata per lo più alla cultura  del cibo.

De Lucchi  spiega che la ‘sfida’ è quella di ‘liberare la macelleria dal concetto dell’atto violento sull’animale’.
In uno spazio di 45 metri quadrati si potranno ammirare  ad es immagini di sacrifici con animali e acquistare anche opere d’arte, animali-scultura ,romanzi dedicati  al mondo animale, illustrazioni e quant’altro. E’ qui che si celebra l’emancipazione dell’uomo dalla violenza primitiva.
Il tutto godibile  insieme con pezzi di animali esposti dietro un bancone ,smembrati e ripuliti  per non urtare la sensibilità del consumatore.
Si potranno anche gustare quelle stesse dilaniate carni in un apposito spazio dedicato alla cottura a vista, dove sarà possibile portare a termine l’ultimo atto cannibale, al riparo dalla vista di mattatoi, urla strazianti e agonie.

A questo tipo di operazioni appartengono diverse  ‘avventure’ finanziare , persino firmate, che promettono ampliamenti in molti paesi attraverso differenziazioni di volta in volta sempre più ‘originali’.
Il cibo deve essere spiritoso, allegro e soprattutto ‘etico’.  E se per fare questo è necessario nascondere agli sguardi ciò che accade  nella realtà, ben venga!
Designers, architetti, ristoratori e persino droghieri  si ritrovano uniti in un unico corpo collettivo con una missione da portare a termine.

Sempre più si tende ad occultare l’infamità della condizione a cui vengono sottoposti gli animali che finiranno nei nostri piatti  attraverso operazioni  definite culturali  in cui il corpo dell’animale , fatto uscire sublimato dalla porta, possa rientrare dalla finestra in forma di bistecca, cotoletta, salsiccia.
Di fronte all’opera di De Lucchi o chi per lui, in cui ci si presta a valorizzare il prodotto e la confezione , non è difficile comprendere come  la celebrazione dell’architetto  ( che nello specifico decreta la fine dell’architettura)e di un mangiar sano , pulito e giusto sia l’obiettivo ,alla stregua delle tante iniziative proposte , ad es. ,da Slowfood e Eataly .
E non è difficile comprendere come , ancora una volta, la  subdola finalità sia l’assopimento delle coscienze.
“ Perché non si possono contare tutti i morti”e non si può dire  l’orrore , quello che ‘scaturisce dal rifiuto da parte  degli assassini e di tutti gli altri , di immaginarsi al posto delle vittime” (La vita degli animali, J.M.Coetzee).

Laura Lucchini