"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

giovedì 17 gennaio 2013

Gruppo Ethos: una faccia tosta invidiabile

Gruppo Ethos: una faccia tosta invidiabile

Cosa non si dice pur di sembrare diversi! Vabbé, in periodi di crisi ognuno cerca di portare acqua al suo mulino, ma appropriarsi della parola ETHOS per imbrogliare le persone, le associazioni e i volontari del sociale ci sembra davvero grave.

Il gruppo Ethos, ormai proprietario di ben 4 mega ristoranti fintamente di lusso (Acqua e Farina, Grani & Braci, Risoamaro e Sanmauro – tutti con pizzeria e steak house), cavalca selvaggiamente la moda della qualità, sostenibilità, solidarietà cercando di farsi un’immagine di luogo trendy e attrattivo pubblicizzandosi su radio “impegnate” nel sociale (quali radio popolare e Lifegate) e indirizzando la sua pubblicità a quel generico pubblico “alternativo di sinistra” troppo spesso poco attento a non farsi infinocchiare dalle belle parole e propenso a farsi placare la coscienza dal primo venditore di fumo che incontra.

Da un gruppo dal nome così altisonante ci aspetteremmo davvero grandi cose che potrebbero spaziare dal reinvestimento degli utili in attività sociali alla attentissima selezione di cibi cruelty free, da cene gratis per gli homeless a sconti strabilianti per famiglie numerose o monoreddito, da servizi adatti alle più gravi forme di disabilità a forti garanzie sindacali per i dipendenti. Insomma, ci aspetteremmo qualcosa di... etico.

E invece?
La navigazione sul sito (a meno che non faccia parte della loro brillante etica la riservatezza  di tenere celate le vere buone azione a cui alludono) ci permette di leggere poche righe, molto generiche in cui il gruppo dice di impegnarsi con rispetto al cliente, lavoro di gruppo, applicano il sistema di autocontrollo HACCP (peraltro d’obbligo per legge), proponendo alcuni cibi biologici, utilizzando carta riciclata e lampadine a basso consumo. Per telefono ci hanno detto che non hanno pannelli solari (eppure son capannoni da 800 mq) ma che comprano detersivi e scatolame in confezioni grandi invece che piccole! Caspita, che etici!
Assumono forse persone diversamente abili? No, assumono persone obbligatoriamente gentili e disposte a fare orario di lavoro flessibile per soddisfare i clienti.
Utilizzano solo prodotti bio o a km 0? No, utilizzano maggiormente prodotti “di qualità” senza che sul sito compaia il marchio di nessuna certificazione particolare. Sarà lo chef che decide? Sarà il palato dei clienti? Sarà il prezzo del pasto? Boh. L’importante è dirlo ma che cosa poi sia davvero questa qualità, vallo a capire... Ma c’è Legambiente turismo che garantisce...

La trovata pubblicitaria per intortare per bene gli ingenuotti che appena sentono “etica” vanno in brodo di giuggiole, è che tutte le associazioni che decidono di festeggiare o organizzare cene sociali nei locali del gruppo, a fine anno vengono bonificati con una cifra pari al 10% di ciò che hanno speso nel locale. Praticamente la bellissima, strepitosa, fantastica, sostenibilissima iniziativa del gruppo consiste nel fare lo sconto dl 10% a chi presenta la “tessera ETHOS”. Figo, eh? Praticamente lo fanno ormai quasi tutti i negozi italiani.

Da animalisti, ovviamente, la cosa che ci sconcerta di più nel vedere accostata la parola ETHOS a questi locali è che ognuno dei 4 ristoranti è anche una steak house. Sul sito, bene in vista in molte foto, si possono ammirare pezzi di animali provenienti dai migliori allevamenti del mondo e delle razze più prestigiose “Black Angus” ,“Angus-Hereford”, Scottona “Pezzata Rossa” (questa a Km 0 perchè proveniente dalla bergamasca) e “Chianina”. 
Per compensare questo bagno di proteine ‘al sangue’,  si pubblicizzano laboratori per bambini per promuovere diete sane a base di frutta e ci si dichiara partner nel progetto “amici degli animali” (cani e gatti TV channel, sic).
Gli animali, come al solito ringraziano per essere presi per il culo in questa schifosa maniera.
Possiamo assicurare, da vegani, che quando siamo andati a mangiare una pizza ad Acqua e Farina, come dolce potevamo scegliere soltanto l’ananas (ma probabilmente il gruppo Ethos possiede una coltivazione di ananas bio e sostenibile da qualche parte tra Milano e Bergamo).

Vergogna.

Ma vuoi vedere che dopo questa protesta son capaci di inserire un menù vegan in ogni locale?


Progetto BioViolenza
Al mattatoio sani e felici


www.bioviolenza.blogspot.it