"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

martedì 29 maggio 2012

martedì 22 maggio 2012

Volantini

Volantino creato da Oltre la Specie per il progetto BioViolenza:

Scarica il volantino in alta risoluzione: fronte - retro






lunedì 21 maggio 2012

Prigionieri felici

PRIGIONIERI “FELICI”
Ettore Brocca, Leonardo Caffo, Marco Reggio

Da: “Altri versi - Sinfonia per gli animali a 26 voci”, a cura di Oltre la Specie (2011)

      





  «I campi di lavori forzati non sono poi così male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla». Aggiunse: «E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita». Jason disse, sardonico: «La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto» (Philip K. Dick)[1].

Introduzione

Non poche persone, ai giorni nostri, provano un senso di disagio quando pensano agli allevamenti intensivi. Questa sensibilità si esprime in vari modi: dal rifiuto di informarsi su ciò che lì avviene, alla critica esplicita di tale sistema di produzione, fino alla solidarietà concreta nei confronti delle vittime (vegetarismo e veganismo etici e militanza per i diritti animali). Malgrado l’opinione pubblica esprima una crescente disapprovazione verso la reclusione degli animali all'interno degli spazi angusti ed invivibili degli allevamenti intensivi, la produzione di carne, latte, uova nei paesi occidentali avviene quasi esclusivamente in tali condizioni. Le legislazioni dei paesi industrializzati non recano traccia della sensibilità diffusa contro questo tipo di produzione e non prescrivono neppure che lo sfruttamento debba essere “moderato”. Nonostante tutto, l'industria della carne e le istituzioni (che sono speciste e che partecipano allo sfruttamento degli animali in varie forme) hanno buoni motivi per monitorare la tendenza dei consumatori a scegliere prodotti “alternativi”, ossia la propensione dei cittadini ad esprimere istanze etiche – se non chiaramente politiche – a favore di un trattamento meno crudele degli animali non umani, fino alla richiesta di abolizione della produzione e del consumo di carne. Tali istanze, per quanto confuse, si incentrano sulla critica agli allevamenti intensivi, considerati veri e propri lager per animali, costruiti per una produzione standardizzata, e alla “catena di smontaggio” dei mattatoi che trasforma esseri senzienti in numeri senza volto e, infine, in merce[2]. In questa prospettiva di crescente critica dell'industria della carne e dei derivati, che risposta rappresentano le produzioni di carne biologica, gli allevamenti “a basso impatto ambientale”, a basso spreco di risorse e tutte quelle realtà che fanno proprio l'ambiguo concetto di “benessere animale”?